"Ma Luì è gay?", I Me contro Te perdono l'ennesima ottima occasione per tacere
Fa molto discutere il nuovo video podcast dei Me contro Te dal titolo 'Luì è gay?'. Il duo di creator vuole rispondere definitivamente all'insinuante quesito, ma lo fa nei modi più sbagliati possibili
Premessa importante: questi due, val sempre la pena di ricordarlo, sono diventati arci-milionari in quanto draghi della comunicazione (sul loro target di riferimento, i bambini). Tu pensa, invece, fossero stati cani. Punte di diamante dell’intrattenimento per marmocchi su YouTube (ma pure al cinema, nei palazzetti, mettendoli in un frigo troverebbero comunque il modo di fatturare) i Me contro Te, al secolo Luigi Scalagna e Sofia Scalia, sono considerati un male necessario. Utili a distrarre la prole per qualche quarto d’ora di libertà domestica. Ma ora c’è di più…
Almeno dai tempi del Pandoro Gate che ha travolto i Ferragnez Luì e Sofì vogliono prendere il posto di Chiara e Federico per diventare la nuova coppia più chiacchierata e influente dell’internet, i reucci del uèb. Un piano ambizioso che avevo già iniziato a intercettare a dicembre 2023 (ne scrivevo qui). Luì ha 32 anni, Sofì 27. Stanno insieme da 12 e, insomma, insieme sono diventati grandi. Se non altro, lo dice l’anagrafe. Per questo oggi, diversificano. Non possono più campare di slime, come Jovanotti a una certa ha smesso di stonare ‘Sei come la mia moto’ e ha scoperto il pianoforte, la poesia zeppolante, i faraonici tour in spiaggia da guru-hippie con buona pace delle tartarughe caretta caretta. Loro, invece, hanno scelto di fare un podcast (avanguardia pura!) e, per essere sicuri che qualcuno se ne accorgesse, nella nuova puntata affrontano una domanda che li segue fin dai primi video pubblicati su YouTube: “Ma Luì è gay?”.
Dopo il dissing (ve l’ho già detto dei Ferragnez, no?) contro i rivali creator Dinsieme, ecco i Me contro Te rimettersi a fare rumore, nel tentativo di creare una polemica che suona più o meno così': ‘Eccoci, siamo qui, proprio qui, ci vedete? Ci vedete tutti?’. Importa a qualcuno? No, non davvero. Però qualcosa tocca inventare per sentirsi rilevanti, per finire, sia pure a mo’ di sfottò, sulla bocca di grandi e piccini. Infatti, ci riescono. I social sono indignatissimi per il modo teletubboso e manchevole per dirne il meno in cui i nostri hanno affrontato la questione. A partire dalla cover scelta per il video in cui il prode Luì, oltre alla consueta espressione inebetita che tanto piace a non s’è mai capito a chi, si mostra con una parrucca bionda in capo. Perché, ovviamente, ogni omosessuale maschio adulto possiede una collezione di toupet ‘da femmina’ nella cabina armadio, è il prerequisito base per potersi dire parte della parrocchia LGBTQIA+, al test d’ingresso, altrimenti, non ti danno il patentino, Ru Paul in persona ti scomunica, Raffaella Carrà risorge per maledirti, sei fuori.
Già dalla cover (e dal reel postato su Instagram first reaction choc), occorre fare una riflessione - perché i due se ne sono apparentemente scordati, da valenti draghi della comunicazione. I Me contro Te, come ogni genitore purtroppo sa, hanno un enorme pubblico di bimbi, bimbissimi. A tale enorme pubblico di bimbi, bimbissimi qui stanno facendo capire che ‘gay’ sia un maschio adulto che scimmiotta una femmina, qualcosa di cui ridere in quanto goffo, sgraziato, uno scherzo di carnevale. Partiamo benissimo. Ma continuiamo pure peggio, non iniziate a indignarvi ora che se no a fine post vi viene l’orticaria, la dermatite atopica, un principio di ragade a grappolo. Calma.
In 38 minuti e 24 secondi, la questione della chiacchierata omosessualità di Luì viene affrontata da diretto interessato e compagna. Che riescono nella mirabile impresa di non dare mai una risposta diretta al quesito. Il creator, così morfologicamente simile al pupazzo di un ventriloquo, mostra stupore riguardo all’interrogativo che in molti si pongono da anni, ritiene che sia “follia” (nonché “accanimento”) pensarlo omosessuale perché “Con Sofì stiamo insieme da 12 anni”. Coglie l’occasione per far odorare profumo di denuncia per diffamazione a chi avrebbe osato mettere in dubbio la sua vocazione da natural born sventrapassere. “Anche se non ci sarebbe nulla di male, beninteso”.
Ora, posto che a chiunque di buonsenso sapere con chi o cosa vada a letto questo qui interessi quanto i soliloqui dello zio fasci0 al cenone di Natale, visto che sono loro stessi, in qualità di draghi della comunicazione, a volercelo proprio dire, possiamo soltanto prenderne atto, regalargli una view e rabbrividire. Più o meno come quando affermarono via TikTok, fingendo di lacrimare contriti per burla, “Non abbiamo un euro!”.
Insomma, questi due vorrebbero tanto diventare i nuovi Ferragnez, ma hanno ancora parecchi cereali sottomarca da mandar giù prima di raggiungere la (immeritata) rilevanza di cui Chiara e Federì godevano ai tempi d’oro del loro ‘amore’. Infatti, a nessuno o quasi, lato mainstream, frega nulla se adottano un cagnolino, se conquistano i box office, se fanno un fit check in ascensore. Allora, tentano di farsi notare a suon di sfondoni: prima i terribili video in cui mettevano a confronto i bimbi poveri (perdenti) e i bimbi ricchi (vincenti). Poi il dissing, pedissequo a Fedez, contro i rivali creator Dinsieme accusati di copiaeincollarli da sempre. Ora, oltre alla continua e malcelata ostentazione della propria opulenza, un video sulla presunta omosessualità di Luì. Sono le Sante Feste, le redazioni delle testate online si tengono in piedi grazie al contributo volontario di stagisti schiavi, mentre i boss svernano a Courma. Impossibile o quasi che un contenuto del genere non si aggiudichi la home di ogni portale. Anche se, in sé, non dice assolutamente nulla. Scacco matto, giornalismo italiano!
Posto che Luì non abbia né avrà mai alcun motivo per dover giustificare a chicchessia il proprio orientamento sessuale, ora che (non) ce l’ha detto, la sua ‘spiegazione’ suona comunque risibile assai. Il nostro afferma di non essere gay perché altrimenti come potrebbe stare insieme a Sofì da 12 anni, formando questa coppia, tra amore e business milionari, così perfettamente eterosessuale. Oltre al fatto che questo concetto neghi implicitamente l’esistenza della bisessualità, per dirne una, comunque si potrebbe domandare a Federico Fashion Style. Ovverosia a quell’influencer hair stylist che per anni s’è professato etero, con tanto di matrimonio e figlia a carico.

Come sia andata a finire questa storia, poi, lo sappiamo tutti: il parrucchiere delle più stellari dive d’Italia, in primis Valeria Marini, nel 2023 crollò in pianto nel salottino tv di ‘Verissimo’, producendosi in un commosso coming out e spiegando che la consorte Letizia fosse a conoscenza più o meno dal principio della farsa di ‘coppia’ a cui stava prendendo parte. Però, in fin dei conti, il gioco d’esser ricchissimi per davvero valeva la candela.

Dunque, cosa hanno dimostrato i Me contro te con questo necessario (?) video-podcast? Procediamo con un freddo ma efficace elenco puntato:
Hanno un podcast, ora lo sanno proprio tutti, pure le nostre mamme (ce ne eravamo accorti prima? No. Volevamo saperlo? Neanche. Ma tant’è),
Grandissima autoironia (a loro parere, son proprio due sagome),
Vogliono prendere il posto dei Ferragnez (ma gli tocca farlo auto-generando polemiche inutili, fra un po’ ce li ritroveremo a devastare un Carrefour nottetempo),
L’incapacità di trattare tematiche LGBTQIA+ per un pubblico di bimbi (ma vi prego, brand e capoccia vari, chiamateli in qualità di speaker ai prossimi eventi queer, faranno comunque sold out, ne parleranno tutti ecc ecc),
Di essere draghi della comunicazione (almeno quanto Chiara Ferragni quando si tratta di beneficenza e altre sciagurate quisquilie. Ovverosia di non esserlo affatto. Perché, allora, ‘sti due sono arci-milonari? Perché, come per una buona volta ha detto Fedez, i reucci dei social dall’Insalata Bionda in giù sono - sempre stati, nessuno escluso - e permangono soltanto una “allucinazione collettiva”).
L’urgenza, sempre più necessaria e impellente, di una svegliazione altrettanto collettiva. Che, però, non succederà tanto presto. Anzi, a occhio, mi verrebbe da dire mai. Congrats.
Più precisa di un cecchino